The Registry Act of 1929: A Lifeline for Uncle Amedeo

Have you looked in vain for your family’s immigration history at the popular genealogy websites? If so, your people may have arrived, as my uncle did, through a backdoor. Thanks to the Registry Act of 1929, Uncle Amedeo and many like him were able to secure their future without worry of detention and deportation. Perhaps this still-existing piece of legislation can guide us today as we seek to resolve the situation of so many undocumented in the country.

For Italian immigrants, one of the darkest periods in American History occurred in the first two decades of the 1900s. A resurgent KKK, a discriminatory new immigration law, deportations, and the Sacco Vanzetti trial targeted Southern and Eastern Europeans, and especially Italians, as foreign and unable to assimilate.

But despite the anti-immigrant uptick in America, Uncle Amedeo fled Mussolini’s terror in 1925, with the goal of settling in Ohio or Northeast Pennsylvania. No one was looking to physically threaten him in the U.S. What’s more, letters from his already settled relatives talked about the rosy employment picture in Youngstown. Full of hope, he decided to cross the Atlantic at age 19.

The immediate obstacle to my uncle’s plans wasn’t money, but a new U.S. immigration law, the Johnson and Reed Immigration Act, signed in 1924. The legislation drastically reduced the number of Italians permitted to enter the country. A family story recounts that Amedeo’s route of escape first took him to Montevideo, Uruguay, and then to northern Mexico. There he purchased the naturalization papers of a deceased Italian and used the fraudulent documentation to gain entry to the United States. Then he headed to the Youngstown area, where paesani from his hometown of San Pietro Avellana, Italy had settled. Amedeo married my mother’s sister in 1928, but he constantly feared that his illegal entry into this country would lead to deportation and separation from his new family.

Hundreds of thousands of Europeans had done the same, entered without proper papers. At the same time, industry was crying out for more manual labor. In response, Congress passed a bill sponsored by Senator Arthur R. Gould, himself an industrialist. The proposal would legalize the status of people like Amedeo. It was called the Registry Act of 1929.

What were the conditions set forth in the Registry Act? Undocumented immigrants could obtain permanent legal residence by showing evidence of:
"continuous residence in the U.S., good moral character, not subject to deportation, and no criminal record or national security risk". Over time, the act proved to be so popular with employers that the eligibility cut-off date was eventually advanced to 1972. The measure amounted to an amnesty for a great number of undocumented European immigrants.

Though the date he achieved legal status is still unknown, we are certain he attended vocational classes under his own name at Youngstown College, graduating as an electric welder in 1934. With his wife, he raised three children. One became a nurse, another a small-town postmaster, and a third a newspaper pressman. My hardworking uncle proved to be a loyal citizen whose contributions to our country were made possible by the 1929 act, which is still part of immigration legislation. It’s time to update the law’s eligibility, given the current large number of immigrants with no legal status who are contributing to the economy.

 

Hai cercato invano la storia dell’immigrazione della tua famiglia sui più noti siti di genealogia? Se è così, è possibile che i tuoi antenati siano arrivati, come fece mio zio, da una porta secondaria. Grazie al Registry Act del 1929, lo zio Amedeo e molti altri come lui riuscirono a garantirsi un futuro senza il timore di essere detenuti o deportati. Forse questa legge ancora in vigore può oggi offrirci una guida mentre cerchiamo una soluzione per i tanti immigrati senza documenti che vivono nel nostro paese.

Per gli immigrati italiani, uno dei periodi più bui della storia americana si è verificato nei primi due decenni del Novecento. Il ritorno del Ku Klux Klan, una nuova legge sull’immigrazione discriminatoria, le deportazioni e il processo a Sacco e Vanzetti presero di mira gli europei meridionali e orientali — in particolare gli italiani — considerati stranieri e incapaci di integrarsi.

Nonostante l’ondata anti-immigrati negli Stati Uniti, lo zio Amedeo fuggì dal terrore fascista di Mussolini nel 1925, con l’intenzione di stabilirsi in Ohio o nel nord-est della Pennsylvania. Negli Stati Uniti, nessuno minacciava la sua incolumità. Inoltre, le lettere dei suoi parenti già sistemati parlavano di un quadro occupazionale molto favorevole a Youngstown. Pieno di speranza, decise di attraversare l’Atlantico a 19 anni.

Il vero ostacolo ai piani di mio zio non era il denaro, ma una nuova legge sull’immigrazione statunitense: il Johnson and Reed Immigration Act, firmato nel 1924. Questa legge ridusse drasticamente il numero di italiani autorizzati a entrare nel paese. Secondo una storia di famiglia, la via di fuga di Amedeo lo portò prima a Montevideo, in Uruguay, e poi nel nord del Messico. Lì acquistò i documenti di naturalizzazione di un italiano deceduto e utilizzò la documentazione falsa per entrare negli Stati Uniti. Si diresse poi nell’area di Youngstown, dove si erano stabiliti paesani del suo paese natale, San Pietro Avellana. Amedeo sposò la sorella di mia madre nel 1928, ma visse costantemente nel timore che la sua entrata illegale nel paese potesse portare alla deportazione e alla separazione dalla sua nuova famiglia.
Centinaia di migliaia di europei fecero lo stesso: entrarono senza i documenti adeguati. Allo stesso tempo, l’industria americana reclamava più manodopera. In risposta, il Congresso approvò un disegno di legge presentato dal senatore Arthur R. Gould, lui stesso un industriale. La proposta mirava a legalizzare lo status di persone come Amedeo. Si chiamava Registry Act del 1929.

Quali erano le condizioni stabilite dal Registry Act? Gli immigrati senza documenti potevano ottenere la residenza legale permanente dimostrando:
residenza continuativa negli Stati Uniti, buona condotta morale, non essere soggetti a deportazione, nessun precedente penale né rischio per la sicurezza nazionale.

Col tempo, la legge si rivelò così popolare tra i datori di lavoro che la data limite per l’ammissibilità fu progressivamente spostata in avanti, fino al 1972. Di fatto, il provvedimento rappresentò un’amnistia per un gran numero di immigrati europei senza documenti.
Sebbene la data esatta in cui ottenne lo status legale resti sconosciuta, sappiamo con certezza che Amedeo frequentò corsi professionali con il suo vero nome presso il Youngstown College, diplomandosi come saldatore elettrico nel 1934. 

Con la moglie, cresciuto tre figli: una diventò infermiera, un altro direttore di un ufficio postale di paese, il terzo operaio tipografo in un giornale. Mio zio, lavoratore instancabile, si dimostrò un cittadino leale, le cui contribuzioni al nostro Paese furono rese possibili dalla legge del 1929, ancora presente nella legislazione sull’immigrazione. È tempo di aggiornare i criteri di ammissibilità, vista l’attuale grande presenza di immigrati privi di status legale che contribuiscono attivamente all’economia.