The Guardian reports that researchers have peered inside an ancient scroll that was burned to a crisp in the volcanic eruption that destroyed Pompeii nearly 2,000 years ago. The scroll is one of hundreds found in the library of a Roman mansion in Herculaneum, a town on the west coast of Italy that was wiped out when Mount Vesuvius erupted in AD79. Excavations at the luxury villa, thought to be owned by Julius Caesar’s father-in-law, recovered a vast collection of scrolls, but the material was so charred that the black ink was unreadable, and the papyri crumbled to dust when researchers tried to open them. The papyrus, known as PHerc. 172, is one of three Herculaneum scrolls housed at the Bodleian libraries. The document was virtually unrolled on a computer, revealing multiple columns of text which scholars at Oxford have now begun to read. One word written in Ancient Greek, meaning disgust, appears twice within a few columns of text, they said. “We are thrilled with the successful imaging of this scroll from the Bodleian libraries,” said Dr. Brent Seales, a co-founder of the Vesuvius Challenge, a competition that has spurred dramatic progress in digitally unrolling and reading the scrolls from 3D X-ray images taken at Diamond, the UK’s national synchrotron facility in Oxfordshire. “This scroll contains more recoverable text than we have ever seen in a scanned Herculaneum scroll.” Last year, Nat Friedman, a U.S. tech executive and founding sponsor of the Vesuvius Challenge, announced that a team of three students, Youssef Nader in Germany, Luke Farritor in the U.S. and Julian Schilliger in Switzerland, had won the competition’s $700,000 (£558,000) grand prize after reading more than 2,000 Greek letters from another Herculaneum scroll. Armed with only 3D X-rays of the works – the burned scrolls are too fragile to handle – the winners developed computer software to virtually unwrap the papyrus. They then used artificial intelligence to detect where ink was present on the papyrus fibers and ultimately read passages of the ancient text.That scroll, thought to have been written by the epicurean philosopher Philodemus, covered sources of pleasure, from music to food, and explored whether pleasurable experiences arose from the abundant or the scarce, the minor or major constituents of a meal, for example. The Oxford scroll was donated in the 19th century by Ferdinand IV, the king of Naples and Sicily. The ink is more visible in X-rays than that written on other scrolls, suggesting the papyrus was penned in a denser ink. Richard Ovenden, Bodley’s librarian (the head of Oxford’s Bodleian library), said: “It’s an incredible moment in history as librarians, computer scientists and scholars of the classical period are collaborating to see the unseen. The astonishing strides forward made with imaging and AI are enabling us to look inside scrolls that have not been read for almost 2,000 years.”
Secondo quanto riportato dal The Guardian, i ricercatori sono riusciti a guardare all'interno di un antico rotolo che era stato ridotto in cenere nell'eruzione vulcanica che distrusse Pompei quasi 2.000 anni fa. Il rotolo è uno dei centinaia ritrovati nella biblioteca di una villa romana a Ercolano, una città sulla costa occidentale dell'Italia, cancellata dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Gli scavi in questa lussuosa villa, che si ritiene appartenesse al suocero di Giulio Cesare, hanno portato alla luce una vasta collezione di rotoli. Tuttavia, il materiale era così carbonizzato che l'inchiostro nero risultava illeggibile, e i papiri si sgretolavano in polvere non appena gli studiosi tentavano di aprirli. Uno di questi, noto come PHerc. 172, è uno dei tre rotoli di Ercolano conservati presso le biblioteche Bodleiane di Oxford. Grazie alla tecnologia moderna, il documento è stato virtualmente srotolato al computer, rivelando più colonne di testo che gli studiosi di Oxford hanno appena iniziato a decifrare. Secondo i ricercatori, una parola scritta in greco antico (che significa "disgusto"), appare due volte nel testo. "Siamo entusiasti del successo ottenuto nell'imaging di questo rotolo dalle biblioteche Bodleiane", ha dichiarato il dottor Brent Seales, co-fondatore del Vesuvius Challenge, una competizione che ha stimolato enormi progressi nella lettura digitale dei rotoli, utilizzando immagini 3D a raggi X realizzate presso Diamond, il sincrotrone nazionale del Regno Unito in Oxfordshire. "Questo rotolo contiene più testo recuperabile di quanto abbiamo mai visto in un rotolo di Ercolano scansionato", ha aggiunto Seales. Lo scorso anno, Nat Friedman, dirigente tecnologico statunitense e principale finanziatore del Vesuvius Challenge, ha annunciato che un team di tre studenti – Youssef Nader (Germania), Luke Farritor (USA) e Julian Schilliger (Svizzera) – aveva vinto il premio da 700.000 dollari (circa 558.000 sterline) dopo aver decifrato oltre 2.000 lettere greche da un altro rotolo di Ercolano. Utilizzando esclusivamente immagini a raggi X 3D, poiché i rotoli carbonizzati sono troppo fragili per essere maneggiati, il team ha sviluppato un software capace di svolgere virtualmente il papiro. Attraverso l'intelligenza artificiale, hanno individuato le tracce d’inchiostro sulle fibre del papiro, permettendo la lettura del testo antico. Quel rotolo, attribuito al filosofo epicureo Filodemo, trattava delle fonti del piacere, dalla musica al cibo, esplorando se le esperienze piacevoli derivassero dall'abbondanza o dalla scarsità, da elementi minori o principali di un pasto, per esempio. Il rotolo di Oxford fu donato nel XIX secolo da Ferdinando IV, re di Napoli e Sicilia. L'inchiostro di questo papiro appare più visibile nei raggi X rispetto a quello di altri rotoli, suggerendo che fosse stato scritto con un inchiostro più denso. Richard Ovenden, bibliotecario capo della Bodleian Library, ha commentato:"È un momento incredibile nella storia: bibliotecari, informatici e studiosi del mondo classico stanno collaborando per vedere l'invisibile. I progressi straordinari nell'imaging e nell'intelligenza artificiale ci stanno permettendo di leggere rotoli che non erano stati aperti da quasi 2.000 anni".