Altopiano dei sette comuni - Between Tradition and Immigration

There is an unusual tradition is held at the Altopiano dei sette comuni, where people that have the same surname meet one another. Every first Sunday of August in a small village called Stoccareddo, the Baù International Reunion takes place. The first official meeting occurred on May 23, 1974.

For historical point of view, the first sign of Baù progeny dates back to fifteenth century when people coming from Denmark had started staying in the Altopiano. Today, in Stoccareddo, (Vicenza, Veneto) there are 380 people and 370 of them share the last name Baù.

Actually, several thousands of Baù are spread throughout the different continents and every year many of them cannot miss the event and join to celebrate in a week of good food, tasty wine and ballroom dancing.

Moreover, there is a scientific interest of Baù progeny inasmuch as none of them have diabetes. Specific studies and research has been carried out to seek what is it in the Baù DNA that causes this kind of resistance.

The Baù Reunion is well known, but there are other similar reunions in the Altopiano like the Covolos in Lusiana, the Oros in Foza and, more recently, the Slavieros and the Albertis.

These reunions join people coming from different Italian provinces and countries alike, calling back the immigrants that once left Italy. In the nineteenth century, both Austria and Germany presented a strong economic expansion that attracted workers even from Altopiano.

Some testimonies are nowadays collected and describe the life of those immigrants, as written by Benedetto Benetti. He says about men whose left their homes and their families to stay in humid and wild valleys; people just ate polenta and cheese, drank a little bit of water. They worked restlessly and their hands were black from the dust they came across as chimney sweeps.

Then the effects of WWI, when people started coming back to the Altopiano but resources were few and the poverty conditions were diffuse.

Mario Rigoni Stern, a well know writer, wrote about that period and says that villages were piles of rubble; all of the territory was destroyed by bombardments and broken by trenches and walkways were covered by stones and grids. Almost all families had their own cows and sheep and fields to cultivate potatoes and grains, which is what allowed them to alive.

That time in Italy history was so hard that it enticed people to take their chances and travel far away to America and Australia. Therefore nowadays, thanks to a genetic bond, meetings have found the awareness and the will to keep the tradition and memories on of a territory and people which are strictly linked.

Altopiano dei sette comuni - Tra tradizione ed immigrazione

Nel voler parlare di immigrazione, vorrei partire da una tradizione atipica che si svolge nell'Altopiano dei sette comuni, che si caratterizza come incontro di persone con il medesimo cognome. Ogni prima domenica di Agosto a Stoccareddo si tiene infatti il Raduno Internazionale dei Baù.

La data ufficiale del primo raduno è quella del 23 maggio 1974.

Le prime notizie di questa antichissima stirpe risalgono al XV secolo, periodo del primo insediamento sull'Altopiano dei Baù provenienti dalla Danimarca. Ad oggi, dei 380 abitanti che popolano Stoccareddo, 370 hanno lo stesso cognome: Baù.

Ovviamente di Baù sparsi sull'intero pianeta ve ne sono migliaia e ogni anno sono davvero in molti che non rinunciano alla consueta settimana di grigliate, ottimo vino e ballo liscio.

Un motivo in più che ravviva l'interesse per questa "grande famiglia" risiede nel DNA. Infatti tutti i Baù risultano avere valori glicemici alti che il diabete dovrebbe essere inevitabile invece, nessun componente della stirpe ne possiede la minima traccia. Ricerche e studi specifici stanno cercando nel sangue dei Baù il segreto per debellare una malattia che colpisce milioni di persone.

Sebbene questo sia il raduno più conosciuto, esistono decine di raduni di questo genere nell'Altopiano: dei Covolo ad aprile a Lusiana, degli Oro a Foza oppure i più recenti incontri del ceppo Slaviero o della discendenza degli Alberti.

Il denominatore comune di tutti questi eventi è la possibilità di riunire persone sparse per il mondo ma legate da un "vincolo genetico".

Un legame forte, dimostrato dalla partecipazione e diffusione di questi tipi di eventi, che ha saputo superare le conseguenze di flussi migratori intercorsi nei decenni passati.

Infatti già nel 1800, lo sviluppo economico in Austria e Germania aveva attirato molto manodopera dall'altopiano. Testimonianze come quelle di Benedetto Benetti "..uomini che lasciano le donne fanciulli a casa e si riparano nelle umide e selvagge valli…il vitto è una fetta di polenta e formaggio e un sorso di acqua fresca; hanno le mani nere dalla polvere come gli spazzacamini, lavorano come le formiche giorno e notte senza posa.."

E poi ancora, dopo la fine della prima guerra mondiale, quando la popolazione ricominciò a tornare sull'altopiano, il venir meno delle risorse tradizionali portarono a condizioni economiche pesanti e tragiche. Come scrive lo scrittore Mario Rigoni Stern, i paesi "erano solo cumuli di macerie; i prati, i seminativi, i pascoli erano sconvolti dai bombardamenti, solcati da trincee e camminamenti, coperti di sassi e da grovigli di reticolati…". Quasi tutte le famiglie allevavano qualche capo bovino, qualche pecora, coltivavano patate, cereali, il minimo indispensabile per la sopravvivenza. Ad una situazione generale figlia del conflitto mondiale e ad un commercio ancora con pochi sviluppi con una limitata crescita economica, indusse molti a tentare la sorte in paesi lontani portando ad una grande ondata migratoria, specialmente verso le Americhe e l'Australia.

Un "vincolo genetico" quindi che ha trovato una grande consapevolezza in nome della volontà di mantenere salde le tradizioni e la memoria di questo territorio e di tutta quella gente a cui è fortemente legato.