Giovanni Falcone, a Hero to be Remembered

Giovanni Falcone, a Hero to be Remembered Giovanni Falcone, a Hero to be Remembered

In this month that La Gazzetta celebrates its 20th anniversary, we would be remiss if we did not also remember the 20th anniversary of the death of a man who wrote an important chapter in the ongoing battle against the Mafia: Giovanni Falcone.

In the morning of May 23, 1992, Falcone, along with his wife and three bodyguards, lost their lives in a ferocious massacre orchestrated by the Sicilian Mafia in the town of Capaci, right outside Palermo, Falcone's native city. The assassin, ordered by then Mafia boss Totò Riina, shocked the nation by this act. The professional life of Judge Falcone in fact was dedicated solely to the investigation of all the Sicilian Mafia families of the hierarchical Cosa Nostra. Together with Judge Paolo Borsellino, who was also assassinated just one month later, they investigated on the movements of "dirty money" between the banks and diverted drug traffic between Sicily and the United States that started in the 1970s. For these motives, Falcone was even asked to become the head of the "Pool Anti-Mafia Organization," a group of judges who worked together to fight the Mafia, created by Judge Rocco Chinnici, who also was assassinated by a car bomb 9 years prior.

In 1987, Falcone headed a maxi-trial in Palermo that resulted in the sentencing of 360 members of the Mafia for a total of 2,665 years in jail and 12 billion lira to pay in fines. In 1984, Falcone convinced ex-mafioso, Tommaso Buscetta, to testify against the bosses of the most powerful Sicilian Mafia families. Buscetta provided important information to incriminate the bosses of Cosa Nostra in the maxi-trial. Maybe it was for this particular matter that the Mafia decided to eliminate him a few years later.

Falcone's personal life was enormously conditioned by his role in heading the investigations in the Pool Anti-Mafia. His every move and those of his family were always done in pure secrecy. They frequently received threats and succumbed many homicidal attempts. In fact, it was June 1989 when a bomb exploded on the beach where he and his wife were vacationing. For this, his family was transferred to the jail in remote Asinara in Sardinia for security measures. The judge was well aware of the fact that he lived on the edge, knowing that his life was in continuous risk. Indeed, some week before his assassination, he was speaking with his colleague and dear friend, Borsellino, when he expressed that he knew that the TNT had already in Palermo for him.

Notwithstanding all of this, Falcone never backed off in the fight against the Mafia, until the morning of May 23, 1992 when 500 kg (half ton) of TNT made a whole stretch of highway, near the Palermo airport blow up right when Falcone, his wife and bodyguards were driving by. The explosion was so strong and intense that local seismographs registered it to as an earthquake. Falcone's funeral was attended by the whole city of Palermo, politicians from all over the world, judges, family and friends and it was even broadcasted on national television and watched by millions of Italians.

A commemorative column, with all the names of the victims from that tragic day, has been founded at the exit of the Palermo-Capaci highway. Even the Palermo airport was renamed in honor of Judges Falcone and Borsellino who sacrificed their lives in the name of justice. Falcone was even honored with the Civil Gold Medal of Honor in 1992 and was named by Time Magazine one of top heroes of the last 60 years. In one of Falcone's most famous interviews he declared "The Mafia is by no means unbeatable. It is a human act and with all human acts it has a beginning, an evolution and it will have its end." We would like to and we have to believe in that.

 

Giovanni Falcone, un eroe da ricordare

Nel mese in cui la Gazzetta celebra i suoi vent'anni, non si può fare a meno di ricordare la scomparsa, proprio venti anni fa, di un uomo che ha scritto un importante capitolo nella storia della lotta contro la Mafia: Giovanni Falcone.

La mattina del 23 maggio 1992, Falcone, sua moglie e tre uomini della scorta persero la vita in una feroce strage ad opera della mafia siciliana a Capaci, vicino Palermo, proprio la sua città natale. L'assassino, commissionato dall'allora capo della mafia Totò Riina, scosse enormemente l'opinione pubblica nazionale. La vita professionale del giudice Falcone era stata infatti dedicata ad una investigazione su tutte le famiglie mafiose siciliane che aveva portato alla luce la struttura gerarchica della cosiddetta "cupola" di Cosa Nostra. Insieme ad un altro magistrato, Paolo Borsellino, che sarebbe poi stato assassinato un mese dopo di lui, Falcone aveva indagato sugli spostamenti di denaro sporco tra le banche, derivati dal traffico di droga tra Sicilia e Stati Uniti sin dagli anni settanta. Per tale motivo era stato chiamato a capo del Pool Anti-Mafia, creato dal giudice Rocco Chinnici, che era stato anch'egli assassinato dalla Mafia proprio con un auto-bomba nove anni prima.

Nel 1987 Giovanni Falcone fu a capo del famoso maxi-processo di Palermo che portò alla condanna di ben 360 membri della Mafia per un totale di 2665 anni di carcere e quasi dodici miliardi di lire in multe da pagare. Nel 1984 Falcone aveva convinto il pentito Tommaso Buscetta a testimoniare contro capi importanti delle più potenti famiglie mafiose siciliane di allora e si era avvalso proprio delle informazioni date da Buscetta per incastrare i capi di Cosa Nostra nel maxi-processo di Palermo. Forse fu proprio per questo suo brillante risultato che la Mafia decise di eliminarlo qualche anno dopo.

La vita personale di Giovanni Falcone fu enormemente condizionata dal suo ruolo di capo investigativo del pool anti-mafia: i suoi spostamenti e quelli della sua famiglia avvenivano sempre in grande segretezza. Falcone aveva subito minaccie e tentati omicidi in passato: nel giugno 1989 fu trovata una bomba inesplosa presso la spiaggia dove il giudice stava trascorrendo una vacanza con sua moglie in una villa al mare. La sua famiglia venne fatta perciò trasferire al carcere dell'Asinara, in Sardegna, per motivi di sicurezza. Il giudice sapeva di vivere sempre sul filo del rasoio e che la sua vita era costantemente a rischio. Qualche settimana prima del suo assassinio, parlando con il suo collega ed amico Paolo Borsellino, egli aveva addirittura rivelato di sapere che il tritolo per lui era gia' arrivato a Palermo.

Ciò nonostante, Falcone non si tirò mai indietro nella sua lotta; onorò il suo ruolo di magistrato fino a quella drammatica mattina del 23 maggio 1992, quando 500 chili di tritolo fecero saltare un intero tratto dell'autostrada nei pressi dell'aereoporto internazionale di Palermo, dove stava transitando la sua macchina e quella degli uomini della sua scorta. La deflagrazione che fu così potente da essere registrata come una scossa di terremoto dai sismografi locali. I funerali, a cui partecipò l'intera città di Palermo, alti rappresentanti del mondo politico, importanti magistrati, familiari ed amici, furono seguiti in diretta televisiva da milioni di Italiani.

All'uscita dell'autostrada Palermo-Capaci, in prossimità del luogo dell'attentato, è stata eretta una colonna con i nomi delle vittime di quel drammatico giorno. Anche l'aereoporto fu poi nominato proprio a nome di Falcone e Borsellino, che sacrificarono la loro vita in nome di un nobile ideale di giustizia. Giovanni Falcone ottenne la medaglia d'oro al valor civile nel 1992 e fu poi nominato tra gli eroi degli ultimi 60 anni dalla rivista Time Magazine. In una sua famosa intervista, Giovanni Falcone aveva dichiarato "La mafia non è affatto invincibile. è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, una sua evoluzione ed avrà anche una sua fine". E noi vogliamo e dobbiamo credergli.