The Two Stolen Pernigotti Chocolates

When I was young, I didn’t get along very well with my older sister who was a neat freak. From her perspective, whatever I did was not good enough. The bedroom we shared was never thoroughly tidy. If I were to leave the slightest bit of dust on the furniture, she would spot it from a distance, as if her pupils were two magnifying glasses. The dishes were never cleaned to perfection. “You washed them too fast!” she would scold in a parental tone. “You have to wash them this way and rinse them that way!”

One Christmas, my sister received a box of Pernigotti chocolates as a gift. At our house making ends meet was a perennial struggle and eating sweets was quite rare. Therefore, the appearance of those chocolates was an irresistible temptation for a young girl’s palate.

Unfortunately, my sister did not share her “sweet treasure” with me or the rest of our siblings. On the contrary, she hid it in a rather unusual place.

Later that afternoon, she left the house to go buy the bread. Like a Lagotto Romagnolo dog sniffing truffles in the woods, I immediately started searching through the house in pursuit of her bonbons. It did not take me long to retrieve them. They were not in the kitchen cabinets or the dining room cupboard where we normally stored the food. They were in the first drawer of the dresser in our bedroom, concealed under the clean clothes. I opened the sealed box containing the chocolates. Each of them was so perfectly wrapped in golden colored paper. They resembled miniature ingots. I savored two Pernigotti with great delight and no guilt for all the times she had reprimanded me about a jacket not stored in the closet, the tiny stain showing on a glass or a book left on the table after finishing the homework.

My sister noticed her missing chocolates the very same night and became furious. “Who ate my chocolates?” she screeched at the top of her lungs! Of course, being her roommate, she instinctively accused me. On my part, I denied my guilt and with very good reasons. Besides me, there were five other siblings living under the same roof who knew about her special present. Any of them could have eaten “a piece of her treasure” like I had. So, why did it have to be me precisely? The sweet appeal of that gift could have easily tempted the taste buds of any of my brothers who, let me tell you, were just as gluttonous as I was. And why not one of my twin sisters? Or better yet, the two of them together? In fact, the math added up perfectly. There were two missing chocolates: the first for one, the second for the other.

Nevertheless, among three brothers and three sisters being the possible suspects, all claiming their innocence, she never discovered who among us was the real culprit of that “sweet” crime. On my part, I never confessed my mischief. The incident was forgotten and never mentioned again. She will discover the truth many years later while reading through these written memories.

Nowadays, my sister is still as neat and tidy as ever, but I know that if she had a box of Pernigotti chocolates, if I would ask her, she would gladly give them all to me, nicely wrapped in that unique and profound bond called sisterly love. Although they would undoubtedly be good, none of them will ever taste as exquisite as the two prohibited ones which I stole from her a long time ago.

 

I Due Cioccolatini Pernigotti Rubati

Quando ero piccola non andavo molto d’accordo con mia sorella più grande che aveva il pallino dell’ ordine e della pulizia. Secondo lei, tutto ciò che facevo non andava mai bene. La camera da letto che condividevamo non era mai completamente in ordine. Se per caso lasciavo un pò di polvere sui mobili, lei la notava da lontano, come se al posto delle pupille avesse la lente d’ingrandimento. I piatti non erano mai puliti alla perfezione. “Li lavi troppo in fretta!” mi rimproverava con un tono paternale.  “ Li devi lavare così e li devi sciaquare colà!

Un Natale, mia sorella ricevette in regalo una scatola di cioccolatini Pernigotti. A casa far quadrare i conti era un problema costante e mangiare dolci era alquanto raro. Di conseguenza, l’idea di quei cioccolatini era una tentazione irresistibile per una bambina golosa come me. Purtroppo, mia sorella non condivise il suo “dolce tesoro”, né con me, né con gli altri fratelli. Lo nascose invece in un posto piuttosto insolito.

Più tardi sul pomeriggio, mia sorella uscì per andare a comprare il pane ed io, con il fiuto di un Lagotto Romagnolo che scova i tartufi nel bosco, mi misi subito alla ricerca dei suoi cioccolatini.  Non impiegai molto per trovarli. Non erano negli armadietti in cucina e neppure nella credenza in sala da pranzo dove abitualmente conservavamo le cose da mangiare. Erano nascosti nel primo cassetto del comò nella nostra camera da letto, sotto la biancheria pulita. Quindi, aprii la confezione ancora sigillata contenente i cioccolatini. Avvolti in quella carta dorata, sembravano dei lingotti d’oro in miniatura.  Ne mangiai due con gran gusto e senza nessun senso di colpa per tutte quelle volte che mia sorella aveva avuto da ridire su una giacca non messa a posto nell’armadio, l’alone rimasto su un bicchiere o un libro lasciato sul tavolo dopo aver finito i compiti.

Mia sorella si accorse del furto dei “suoi” cioccolatini quella sera stessa e andò su tutte le furie. “Chi ha mangiato i miei cioccolatini?” Urlò a squarciagola. Essendo la sua compagna di stanza accusò instintivamente me. Io negai tutto e a buon ragione. A parte me, in casa c’erano altri tre fratelli e due sorelle che sapevano del suo regalo speciale. Ognuno di loro avrebbe potuto mangiare i cioccolatini. Perchè mai dovevo esser stata per forza io? L’appetibilità di quel regalo avrebbe sicuramente potuto prendere alla gola uno degli altri fratelli, che erano, lasciatemelo dire, golosi tanto quanto me.  E perchè non una delle mie sorelline gemelle? O meglio tutte e due insieme? Essendo in due, infatti i conti tornavano perfettamente: mancavano due cioccolatini, il primo per l’una e il secondo per l’altra.

Tuttavia, tra tre fratelli e tre sorelle possibili indiziati, tutti dichiaranti la propria innocenza, mia sorella non scoprì mai il vero colpevole del “dolce” reato. Dal canto mio, non confessai mai la mia marachella.  Il fatto fu dimenticato e non fu più menzionato. La verità la scoprirà anni dopo, leggendo tra le righe di questi ricordi.

Oggigiorno, mia sorella è tuttora una persona estremamente pulita e ordinata, ma se avesse una scatola di cioccolatini Pernigotti, se glielo chiedessi, me li regalerebbe tutti e volentieri, avvolti ben bene in quell’affetto unico e profondo che accomuna due sorelle. Sarebbero indubbiamente buoni, ma non così squisiti come quei due proibiti che le rubai tanto tempo fa.